Aree marine protette: laboratori di biodiversità e contrasto al cambiamento climatico

Aree marine protette: laboratori di biodiversità e contrasto al cambiamento climatico

Le aree marine protette sono uno strumento essenziale per tutelare la biodiversità dei nostri mari, contrastare gli effetti del cambiamento climatico e promuovere un uso sostenibile delle risorse.

L’estate è il momento in cui il mare richiama milioni di turisti. Ma è anche la stagione in cui gli ecosistemi marini vengono messi maggiormente sotto pressione a causa dell’aumento delle attività umane, del traffico nautico, dell’inquinamento da plastica e delle temperature elevate. Proprio per questo, la tutela degli ambienti marini diventa ancora più strategica nei mesi estivi. Uno degli strumenti più efficaci per garantire la conservazione della biodiversità e la resilienza dei nostri mari, sono le aree marine protette (AMP): tratti di mare e costa sottoposti a tutela speciale per preservarne l’equilibrio ecologico e i servizi ecosistemici.

L’Italia vanta oltre 7.500 chilometri di costa e per preservare questo patrimonio, il Ministero dell’Ambiente, della tutela del Territorio e del Mare ha istituito un sistema di aree marine protette che costituisce parte integrante del sistema nazionale di aree protette, accanto a parchi e riserve terrestri. Oggi 27 aree marine protette tutelano alcuni dei tratti di mare più belli della nostra penisola: 24 aree marine, 2 parchi sommersi, un Santuario internazionale per i cetacei e 2 parchi nazionali con porzioni a mare. In totale, si parla di quasi 3 milioni di ettari di fondali e acque tutelati, quasi il 19% della superficie marina nazionale.

Le AMP non si limitano a proteggere la biodiversità marina: favoriscono la ricerca scientifica, promuovono il turismo sostenibile e valorizzano luoghi di interesse nazionale, contribuendo allo sviluppo locale. Non si tratta solo di zone “chiuse” alla fruizione: al contrario, le AMP promuovono una gestione sostenibile e condivisa del territorio, combinando la conservazione con attività compatibili come la piccola pesca, la ricerca scientifica, il turismo naturalistico. La loro efficacia è ampiamente documentata. Uno studio pubblicato su Nature (Edgar et al., 2014) ha evidenziato che le aree marine protette ben gestite e con elevati livelli di protezione ospitano in media una biomassa di pesci superiore di oltre il 600% rispetto alle aree non protette, con un aumento significativo della biodiversità e una maggiore resilienza ai cambiamenti climatici.

Proprio le AMP dimostrano che proteggere il mare non significa vietare, ma governare. Alcuni esempi lo dimostrano chiaramente:

  • Tavolara – Punta Coda Cavallo (Sardegna): un’area straordinaria per ricchezza di habitat, è diventata un esempio di monitoraggio partecipato. Grazie alla collaborazione tra enti gestori, subacquei e università, si raccolgono dati sulla biodiversità che aiutano a orientare le misure di protezione.
  • Capo Carbonara (Sardegna): situata nel sud-est dell’isola, questa area protetta si distingue per l’elevata varietà di habitat marini e costieri, tra cui praterie di posidonia, fondali rocciosi e spiagge sabbiose di grande valore ecologico. Gestita dal Comune di Villasimius, ha puntato su attività di monitoraggio scientifico, educazione ambientale e regolamentazione degli accessi turistici. Le visite guidate in barca e snorkeling si affiancano a progetti di citizen science e a campagne di sensibilizzazione che coinvolgono residenti e turisti nella tutela del patrimonio marino.
  • Torre Guaceto (Puglia): è un modello di integrazione tra ambiente e comunità locali. La pesca artigianale è consentita in modalità controllata e certificata, garantendo sia la sopravvivenza dell’ecosistema marino che il sostegno all’economia locale.

Conservare gli ecosistemi marini significa anche rafforzarne la capacità di adattamento climatico. Le praterie di posidonia, ad esempio, che abbondano in molte AMP italiane, non solo offrono rifugio a numerose specie ma immagazzinano grandi quantità di carbonio, contribuendo alla regolazione del clima.

In un contesto in cui il Mediterraneo si scalda più rapidamente di altri mari, le aree protette svolgono un ruolo fondamentale: offrono rifugi climatici, fungono da aree di ripopolamento per specie a rischio, e costituiscono veri e propri laboratori a cielo aperto dove si sperimentano soluzioni di adattamento e monitoraggio.

Oggi più che mai, la conservazione marina richiede coinvolgimento attivo delle comunità locali e dei visitatori. E proprio l’estate è il momento ideale per costruire questa consapevolezza. In molte AMP, i centri visite propongono iniziative educative, snorkeling guidato, laboratori per bambini, incontri con biologi marini. Tutte occasioni per comprendere quanto il mare sia un ecosistema fragile e interconnesso, da vivere con rispetto.

Conservare gli ecosistemi marini non è solo un obiettivo ecologico, ma una scelta culturale e politica, che definisce il nostro rapporto con il futuro. Le aree marine protette dimostrano che la tutela non è un freno allo sviluppo, ma una condizione per uno sviluppo sostenibile, giusto e durevole, a beneficio di tutte e tutti.

Di Giulia Abbondanza