Città inclusive: la sfida della diversità e dell’inclusione sociale

Città inclusive: la sfida della diversità e dell’inclusione sociale

Parlare di sostenibilità urbana significa anche occuparsi delle persone. Una città è davvero “smart” non solo quando riduce consumi ed emissioni, ma quando è in grado di includere chi rischia di restare ai margini: anziani, persone con disabilità, migranti, famiglie in difficoltà economica. La diversità, se riconosciuta e valorizzata, può diventare un motore di innovazione e coesione sociale.

Le città inclusive si costruiscono attraverso politiche capaci di garantire accesso equo ai servizi, spazi pubblici sicuri e opportunità di partecipazione per tutte e tutti. Un approccio di questo tipo rafforza la coesione sociale, migliora la qualità della vita delle persone più fragili e accresce l’attrattività dei contesti urbani, rendendoli luoghi dove l’innovazione cresce insieme alla solidarietà. È la visione delineata anche dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, che con l’Obiettivo 11 invita a rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, resilienti e sostenibili.

Nonostante i progressi degli ultimi anni, in Italia – come in molti altri Paesi europei – le politiche di inclusione sociale incontrano ancora limiti concreti. La carenza di risorse economiche, la frammentazione delle competenze tra enti locali e la difficoltà nel coordinare servizi sociosanitari, educativi e abitativi continuano a rappresentare ostacoli significativi. A questi si aggiunge spesso una cultura poco orientata alla partecipazione attiva delle comunità, che riduce l’efficacia degli interventi.

In Italia, tuttavia, abbiamo una serie di esempi virtuosi:

  • Bologna ha avviato progetti di housing sociale e di rigenerazione urbana, come quello del quartiere Pilastro, creando spazi condivisi e servizi dedicati alle famiglie a basso reddito.
  • Milano, con il piano Welfare di comunità, ha messo in rete associazioni, cittadini e istituzioni per creare un network di sostegno diffuso contro povertà e marginalità.
  • Torino è stata tra le prime città italiane a introdurre la figura del Disability Manager, per garantire accessibilità a edifici, trasporti e servizi pubblici.
  • Napoli ha scelto di investire nell’inclusione culturale dei quartieri più complessi, promuovendo scuole, sport e arte come strumenti di integrazione e dialogo sociale.

Nonostante questi esempi positivi, i dati restano preoccupanti. Secondo il Rapporto Caritas 2023 sulla povertà in Italia, oltre 5,6 milioni di persone vivono in condizioni di povertà assoluta: una cifra che ricorda quanto il tema dell’inclusione debba restare al centro delle politiche urbane e sociali.

Costruire città inclusive non è un traguardo immediato, ma un percorso che richiede visione, investimenti e coordinamento istituzionale. Soprattutto, richiede la capacità di mettere al centro le persone, con le loro fragilità e potenzialità. Una città sostenibile, infatti, è anche una città giusta: capace di non lasciare indietro nessuno e di trasformare la diversità in risorsa. In questa prospettiva, le politiche di inclusione sono un investimento sul futuro delle comunità urbane.

Box Dati – Povertà e Inclusione in Italia

Tema Dato Chiave
Povertà assoluta (2023) ≈ 5,7 milioni di persone (9,8% della popolazione); circa 2,2 milioni di famiglie. (Fonte: ISTAT, Welforum)
Famiglie in povertà assoluta 8,4% delle famiglie italiane (2023); incidenza oltre il 30% tra quelle con almeno uno straniero. (Fonte: ISTAT)
Rischio povertà o esclusione sociale (2024) 23,1% della popolazione italiana — Italia al 7° posto in Ue. (Fonte: Vita.it)
Famiglie in affitto e povertà Il 46,5% delle famiglie povere vive in affitto. Incidenza del 21,6% vs 4,7% tra famiglie proprietarie. (Fonte: Welforum)
Persone sostenute da Caritas (2024) ≈ 278.000 nuclei familiari (~12% delle famiglie in povertà assoluta). +3% rispetto al 2023. (Fonte: Caritas Italiana)
Poveri in piena cronicità Oltre 1 su 4 assistiti (26,7%) in disagio stabile e prolungato. (Fonte: Caritas Italiana)
Persone senza dimora supportate 34.554 unità (19,2% dell’utenza Caritas); +6.677 rispetto al 2022. (Fonte: Caritas, Agenda 2030)

 

Di Alberto Marzetta