Comunità resilienti: l’energia che nasce dal basso

Comunità resilienti: l’energia che nasce dal basso

La resilienza delle comunità si misura sempre più nella capacità di rispondere a sfide complesse come il cambiamento climatico, la crisi energetica e le disuguaglianze sociali. Essere “resilienti” non significa soltanto resistere agli shock, ma saperli trasformare in opportunità, creando nuove forme di cooperazione e gestione condivisa delle risorse.

In questo contesto si inseriscono le comunità energetiche rinnovabili (CER), un modello innovativo che permette a cittadini, enti pubblici e imprese di produrre, condividere e consumare energia da fonti rinnovabili. Una rivoluzione silenziosa che rafforza la sostenibilità ambientale, assieme alla coesione sociale ed economica dei territori.

Le comunità energetiche nascono per ridurre la dipendenza dalle fonti fossili e abbattere i costi delle bollette. I membri di una CER installano impianti fotovoltaici, eolici o di altra natura rinnovabile, e condividono l’elettricità prodotta generando vantaggi che sono al tempo stesso economici, ambientali e sociali: meno emissioni, maggiore autonomia locale, più consapevolezza collettiva.

L’Italia, grazie ai decreti attuativi introdotti negli ultimi anni, ha avviato un percorso strutturato per incentivare la creazione di CER, prevedendo contributi economici e tariffe dedicate. Il risultato è un movimento diffuso che sta trasformando il modo di pensare l’energia e la cittadinanza.

Alcuni esempi italiani sono:

  • A Magliano Alpi (CN) è nata la prima comunità energetica rinnovabile d’Italia: un progetto che ha coinvolto cittadini, amministrazione comunale e imprese locali nella produzione condivisa di energia solare, dimostrando che anche un piccolo comune può guidare la transizione.
  • Napoli Est, quartiere spesso associato a situazioni di disagio sociale, una comunità energetica ha unito parrocchie, scuole e famiglie, creando benefici ambientali e supporto economico per le fasce più fragili.
  • La Regione Emilia-Romagna sostiene la creazione di decine di CER sul territorio, con l’obiettivo di ridurre le emissioni e promuovere una gestione partecipata delle risorse.
  • In Trentino-Alto Adige sta sperimentano modelli di comunità energetiche integrate con l’autoproduzione agricola, per coniugare sostenibilità ambientale e valorizzazione delle filiere locali.

Secondo i dati del Gestore dei Servizi Energetici (GSE), alla fine del 2023 in Italia erano già operative oltre 100 comunità energetiche registrate, con una crescita esponenziale prevista grazie ai fondi del PNRR, che stanzia più di 2 miliardi di euro per lo sviluppo di questi progetti.

Ma le comunità energetiche non si limitano a produrre energia: diventano veri laboratori di resilienza sociale. Rafforzano la partecipazione dei cittadini, promuovono nuove forme di governance locale e creano reti solidali che vanno oltre l’ambito energetico. In molte realtà, parte dei ricavi viene reinvestita in iniziative sociali, contribuendo a ridurre le disuguaglianze e a rafforzare il senso di appartenenza collettiva.

Costruire comunità resilienti significa ripensare i territori come spazi di cooperazione, dove l’energia diventa il punto di partenza per un modello di sviluppo più giusto e sostenibile. Le esperienze italiane dimostrano che la transizione ecologica non è solo una questione di tecnologia, ma soprattutto di comunità. È nella capacità di unire le persone che si trova la vera energia del futuro.

Di Alberto Marzetta