
Smart working: meno traffico e più benessere
Ridurre traffico e smog, restituire tempo alle persone e rafforzare la sostenibilità delle comunità: lo smart working, se applicato con equilibrio, è un modo di lavorare diverso e un tassello fondamentale della transizione verso città più sane e società più giuste.
C’è un’immagine che racconta meglio di qualsiasi statistica l’impatto dello smart working: le strade semivuote durante le ore di punta nei mesi più intensi della pandemia. Milioni di persone, costrette a lavorare da casa, hanno sperimentato per la prima volta cosa significhi vivere in una città con meno traffico, aria più pulita e tempi di vita più distesi. Quell’esperimento forzato ha lasciato un segno profondo e, sebbene oggi lo smart working sia stato in parte ridimensionato, continua a rappresentare una delle chiavi per costruire città più vivibili e sostenibili.
Secondo i dati ENEA, il lavoro a distanza consente di evitare l’emissione di circa 600 chilogrammi di anidride carbonica all’anno per ogni lavoratore, principalmente grazie alla riduzione degli spostamenti quotidiani in auto. Un beneficio che, moltiplicato per milioni di persone, si traduce in un impatto significativo sulla qualità dell’aria e sul benessere collettivo. Le grandi città come Milano, Roma e Torino, spesso alle prese con traffico e inquinamento, stanno riconoscendo sempre più il potenziale dello smart working come leva strutturale nelle politiche di mobilità sostenibile, accanto al potenziamento del trasporto pubblico e alla diffusione di forme di mobilità leggera come la bicicletta.
Ma lo smart working non riguarda soltanto l’ambiente: porta con sé anche una nuova idea di benessere. Riduce lo stress da pendolarismo, regala tempo alle persone e migliora l’equilibrio tra vita privata e professionale – quella che chiamiamo work-life balance. Diversi studi evidenziano che chi lavora da remoto almeno uno o due giorni a settimana registra livelli più alti di soddisfazione personale, minore burnout e un incremento di produttività per lavoratore nell’ordine del 15%-20%.
In questo senso, il lavoro agile è anche una forma di sostenibilità sociale. Meno spostamenti significano meno costi per le famiglie, più tempo per i figli, gli amici o semplicemente per sé stessi. È un modello che ridisegna il rapporto tra tempo e spazio, restituendo alle persone la possibilità di gestire meglio la propria quotidianità.
Le aziende giocano un ruolo centrale in questo cambiamento. Alcune hanno scelto di tornare rapidamente al “tutto in presenza”, altre hanno istituzionalizzato modelli ibridi, mentre molte stanno ancora sperimentando formule intermedie. Le organizzazioni che hanno adottato stabilmente lo smart working raccontano benefici tangibili: riduzione degli spazi da gestire, maggiore attrattività per i giovani talenti e un miglioramento della reputazione aziendale legata alla responsabilità ambientale.
Anche per le città, il lavoro agile rappresenta una grande opportunità. Ogni auto in meno nelle ore di punta significa strade più sicure, mezzi pubblici meno affollati e minori costi sanitari legati all’inquinamento atmosferico. È un tassello importante nella costruzione di città più vivibili, resilienti e pronte ad affrontare le sfide del cambiamento climatico e della mobilità del futuro.
Lo smart working, se pensato e gestito con equilibrio, non è sinonimo di isolamento, ma di un nuovo modo di connettere persone e comunità. È la chiave per immaginare un modello di lavoro più flessibile, sostenibile e umano, capace di generare benefici ambientali, sociali ed economici.
Di Alberto Marzetta