Spiagge affollate, coste fragili: il turismo estivo alla prova della sostenibilità

Spiagge affollate, coste fragili: il turismo estivo alla prova della sostenibilità

Il turismo balneare genera benefici economici ma anche pressioni ambientali significative. Ripensare l’uso delle coste in chiave sostenibile è oggi una sfida imprescindibile per tutelare gli ecosistemi marini.

Ogni estate milioni di persone scelgono le coste italiane per le vacanze. Il mare rappresenta un patrimonio naturale, culturale ed economico fondamentale, ma la crescente pressione turistica mette a rischio la sua integrità ecologica. Se nel precedente approfondimento (Acque più limpide: perché la depurazione è il cuore della balneazione sostenibile) abbiamo visto quanto la depurazione delle acque sia cruciale per garantire una balneazione sicura e sostenibile, in questo articolo allarghiamo lo sguardo all’impatto complessivo del turismo estivo sulle coste: erosione, consumo di suolo, rifiuti marini, disturbo alla fauna e sovraccarico delle infrastrutture sono solo alcune delle conseguenze negative di un turismo costiero non gestito in modo sostenibile.

In un contesto di cambiamenti climatici e stress ambientali crescenti, ripensare il modo in cui viviamo le spiagge e le coste diventa una priorità per garantire un equilibrio tra fruizione e conservazione.

L’Italia, con i suoi oltre 7.500 chilometri di costa, è tra le destinazioni balneari più frequentate d’Europa. Ma proprio questa attrattività ha portato, negli anni, a una progressiva artificializzazione del litorale: cementificazione, stabilimenti balneari ravvicinati, porti turistici, parcheggi e infrastrutture ricettive concentrate in prossimità del mare. Secondo il Rapporto “Linee guida per la difesa della costa dai fenomeni di erosione e dagli effetti dei cambiamenti climatici” pubblicato da ISPRA nel 2022, circa il 33% delle coste basse italiane è interessato da fenomeni di erosione, con una tendenza in aumento legata sia all’urbanizzazione costiera sia all’alterazione dei normali flussi sedimentari.

Il turismo di massa estivo aggrava ulteriormente la situazione: consumo eccessivo di risorse idriche, produzione di rifiuti, congestione dei servizi e pressioni su habitat delicati come dune, praterie sommerse o aree di nidificazione costiera.

Il turismo non è necessariamente un nemico dell’ambiente. Ma può diventarlo quando la fruizione supera la capacità di carico dei territori. Per questo, negli ultimi anni, molte località stanno sperimentando modelli di gestione più attenti e lungimiranti. Alcune strategie efficaci includono:

  • limitazione degli accessi in spiagge sensibili (es. Cala Goloritzé in Sardegna o la Baia di Ieranto in Campania);
  • contingentamento stagionale con prenotazioni digitali per evitare sovraffollamenti;
  • educazione ambientale in loco, con pannelli informativi, guide e attività per turisti e residenti;
  • co-gestione tra enti pubblici, parchi e operatori balneari, per armonizzare conservazione e attività economiche.

Esempi di turismo costiero sostenibile

Alcune buone pratiche stanno emergendo e possono fare scuola:

  • Parco Regionale della Maremma (Toscana): qui è stato introdotto un sistema integrato di accesso controllato alle spiagge, con navette elettriche, percorsi pedonali, limiti giornalieri e un lavoro costante di comunicazione con i visitatori.
  • Area Marina Protetta di Torre Guaceto (Puglia): oltre alla tutela ambientale, l’AMP promuove un turismo lento e regolato, con accessi contingentati, mobilità sostenibile e un presidio costante dei volontari lungo la costa.
  • Cammini costieri e itinerari naturalistici, come la Ciclovia Adriatica o il Sentiero Liguria, incentivano una fruizione dolce e diffusa del litorale, riducendo la concentrazione dei flussi turistici e valorizzando anche le zone meno conosciute.

Molti comuni costieri partecipano a programmi di certificazione ambientale come la Bandiera Blu, che valuta la qualità delle acque di balneazione, la gestione dei rifiuti, i servizi e l’educazione ambientale. Ma per trasformare davvero il turismo costiero serve una governance locale integrata, capace di leggere i bisogni della comunità, tutelare gli ecosistemi e pianificare nel lungo periodo.

Strumenti come i Contratti di costa, le agende locali per la sostenibilità o i piani di adattamento climatico possono diventare leve strategiche per promuovere un modello turistico equilibrato, che non consumi il territorio ma lo rigeneri.

Il mare è un bene comune, ma la sua fruizione non può essere illimitata. La sfida del turismo estivo sulle coste italiane non è vietare, ma riorganizzare in modo più intelligente la presenza umana, creando nuove forme di relazione tra persone e ambiente.

Perché la sostenibilità non è solo una parola da spendere nei materiali promozionali, ma una condizione concreta per garantire la bellezza, la salute e la vivibilità delle coste anche per le generazioni future.

Di Giulia Abbondanza