Un altro domani è possibile: pratiche concrete tra “Italia che cambia” e il documentario Domani

Un altro domani è possibile: pratiche concrete tra “Italia che cambia” e il documentario Domani

Due “esperienze editoriali” diverse tra loro, ma accomunate negli obiettivi, ci raccontano che il “futuro non è scritto”. Ci sono scelte e pratiche possibili e alternative.

Parola chiave: Rinascita. Nel cuore del cambiamento, cittadine, territori e comunità tracciano nuovi percorsi che accompagnano la transizione verso un futuro più equo, sostenibile, solidale. Italia che cambia e il documentario Domani di Cyril Dion fungono da fari, offrendo esperienze vive e radicate, capaci di ispirare un domani già in cammino.

La redazione di “Italia che cambia” racconta quotidianamente “storie, esempi, riflessioni stimolanti e replicabili per cambiare la propria vita e il mondo”. È il racconto di pratiche sostenibili che nascono nei territori, di comunità che reinventano economia, agricoltura, rigenerazione sociale. Ogni testimonianza, ogni progetto sintetizza una scelta concreta — non utopica — che respinge l’inerzia della crisi.

Il documentario Domani (2015), a sua volta, diretto da Cyril Dion e Mélanie Laurent, si snoda in cinque capitoli – agricoltura, energia, economia, istruzione, democrazia – esplorando soluzioni già operative in tutto il mondo per affrontare le crisi ecologiche, economiche e sociali. Invece di indulgere in un pessimismo paralizzante, Dion sceglie una narrazione positiva e costruttiva, mostrando quanto esista già un tessuto attivo che disegna un futuro possibile

Tra i protagonisti del film, Charles e Perrine Hervé‑Gruyer trasformano la loro fattoria in Normandia in uno straordinario laboratorio di permacultura: un luogo dove l’agricoltura rigenera e rigenera chi la pratica. Analogamente, l’agroecologia diffusa in molte piccole realtà rurali dimostra che è possibile produrre cibo sano, rigenerare il suolo e rafforzare comunità locali – un modello che si oppone all’industrializzazione intensiva.

Domani mostra città e territori che ridisegnano il rapporto con l’energia – come l’uso massiccio delle rinnovabili e della mobilità sostenibile – promuovendo economie complementari (come le monete locali) e nuovi modelli educativi fondati su fiducia e collaborazione. È una visione sistemica, in cui ogni cambiamento in un ambito investe e ridefinisce gli altri, come una rete organica di cellule in dialogo.

Spiragli nel territorio italiano.

Quello che Italia che cambia mette in evidenza, invece, è che queste traiettorie non appartengono solo ad altri Paesi: tanti progetti nascono anche qui, nelle nostre regioni. Piccole aziende agricole rigenerative, cooperative energetiche locali, sistemi educativi alternativi, processi decisionali partecipativi: relazioni concrete che tessono una trama di resilienza e bellezza quotidiana. La “mappa di Italia che Cambia” è molto più di un elenco: è uno strumento che riunisce 4.000 progetti virtuosi, dalla cooperativa di comunità al comitato di quartiere, dal piccolo laboratorio artigianale alla startup sociale. Uno strumento vivo, che rilancia l’idea di cambiamento come rete, collaborazione e ispirazione condivisa — e che invita chiunque a conoscere, entrare in contatto, partecipare

Un esempio tra le migliaia raccontate in Italia che Cambia è quel del progetto A.C.Q.U.A. (Aree Cittadine riQualificabili con Umane Alleanze), nel cuore di Napoli est, incentrato su un turismo trasformativo che valorizza la bellezza autentica del territorio attraverso la comunità stessa. Mettere al centro le persone che vivono la storia del quartiere, restituire valore ai luoghi marginali, costruire una rete etica di attività locali: questo è il senso profondo di un turismo che dona non solo bellezza, ma arricchimento vero

Un invito all’azione coraggiosa

Non si tratta di idealismo sterile, ma di scelte tangibili: coltivare, educare, produrre, governare in maniera diversa. Come ripete Domani, “ci dicono che non è troppo tardi, ma ci dobbiamo dare da fare. Adesso. E Italia che cambia mostra che in ogni angolo, lungo la penisola, c’è già chi agisce — un faro per chi desidera unirsi al cambiamento.

Alberto Marzetta