Acqua buona entro il 2027 dalle fonti al riuso
Quello tra la Lombardia e l’acqua è un rapporto privilegiato ma non sempre responsabile. Privilegiato, perché non ci sono altre regioni italiane che possano vantare una disponibilità di risorsa idrica paragonabile, per quantità e regolarità, a quella lombarda: tra accumuli nivoglaciali, acquifero sotterraneo e laghi regolati, il generatore di acqua per i diversi utilizzi (consumi umani, usi industriali ed irrigui) è sempre acceso ed è all’origine di molta parte del successo economico della Lombardia, oltre che del benessere e della sicurezza per i suoi abitanti.
Sarà sempre così? L’incertezza sul nostro futuro climatico non è da sottovalutare, e ne abbiamo avuto un assaggio in anni recenti, quando anche la Lombardia ha dovuto confrontarsi con il limite della risorsa a causa di eventi meteoclimatici di caldo estremo e siccità: sicuramente la progressiva scomparsa dei ghiacciai ci costringerà a mettere in conto una sempre più frequente condizione di carenza nei mesi estivi, tuttavia le situazioni critiche saranno prevenibili con sforzi di adattamento tutto sommato sostenibili.
Non altrettanto si può dire della attenzione alla qualità delle acque. Se è pur vero che grandi passi avanti sono stati fatti, nel migliorare ed estendere la rete di collettamento e depurazione e nel contenere le problematiche di inquinamento di origine industriale, è innegabile il ritardo nel perseguire gli obiettivi posti a livello europeo dalla direttiva quadro sulle acque, sia quelli riferiti ai corpi idrici (fiumi, laghi, falde) che quelli riferiti alle fonti, prevalentemente sotterranee, da cui attingiamo la risorsa idropotabile. Inoltre, sempre di più emergono le grosse responsabilità dell’agricoltura intensiva, e in particolare della filiera agrozootecnica, nella compromissione degli acquiferi, a causa dell’altissimo carico di nutrienti azotati che vengono rilasciati da questa attività.
Non è un caso se le procedure di infrazione europee restano aperte costringendo istituzioni e gestori idrici a fare ‘presto e bene’ per rimediare alle falle del sistema oltre che per metterlo in sicurezza, in particolare in quelle province, tra cui Brescia, che in passato hanno accumulato maggiori ritardi nel dotarsi di una gestione idrica efficace ed efficiente.
Per fortuna anche le tecnologie, specialmente nella depurazione, hanno fatto grandi passi avanti, permettendo di ottenere risultati pochi anni fa insperati nel recupero di qualità delle acque depurate, consentendone il riutilizzo agricolo o industriale, sempre preferibile alla restituzione diretta ai corpi idrici. Si tratta dunque di procedere, in costante dialogo con le comunità e i territori, al completamento del sistema di trattamento delle acque, affrontandone i nodi critici, a partire dal controllo delle acque conferite, per minimizzare gli apporti di sostanze chimiche dannose per il processo depurativo e per la gestione dei fanghi, e per arrivare alla separazione delle acque bianche e meteoriche, il cui recapito a reti miste costituisce un fattore di inefficienza depurativa oltre ad imporre, troppo frequentemente, l’attivazione dei ‘troppo pieni’ che scaricano liquami nei corsi d’acqua in caso di eventi di piena.
Gli ingredienti per affrontare la sfida oggi ci sono: in Lombardia operano gestori capaci e sono reperibili le risorse necessarie agli investimenti, occorre agire senza indugi per arrivare al traguardo, che la direttiva europea fissa al 2027, per avere in tutta la regione acque e corpi idrici di qualità buona.
di Damiano Di Simine
coordinatore scientifico Legambiente Lombardia