Chi tutela la differenza?

Regioni e Province sono tenute a individuare chi difende i lavoratori dalle discriminazioni di genere, ma sono ancora in molti a non conoscere abbastanza queste figure e i loro poteri. Ce lo spiega Anna Maria Gandolfi, Consigliera di Parità prima nel bresciano e oggi in Lombardia.

I Consiglieri e le Consigliere di Parità sono figure previste e normate dal decreto legislativo 198/2006. Sono presenti sui territori, nelle Regioni e a livello nazionale. Per garantire che il ruolo sia sempre ricoperto, oltre chi svolge effettivamente questo ruolo, è prevista anche la figura del supplente. Anna Maria Gandolfi è la Consigliera di parità effettiva di Regione Lombardia: «La Consigliera di parità è un pubblico ufficiale nello svolgimento delle sue funzioni e mi dispiace verificare che ancora molti non ne conoscono né l’esistenza né le funzioni, perché i nostri interventi mirano soprattutto a risolvere le situazioni discriminatorie sui luoghi di lavoro».

Gandolfi, una lunga esperienza maturata nell’analogo incarico in Provincia di Brescia dal 2010 al 2019 e ancor prima per dieci anni come presidente del Comitato per l’imprenditoria femminile della Camera di Commercio, ci tiene a fare chiarezza. «Le Consigliere di Parità a livello regionale si occupano di casi di discriminazione di genere sul lavoro che coinvolgono più persone e di promuovere le pari opportunità per lavoratori e lavoratrici. Con questo obiettivo collaboriamo con organismi di rilevanza regionale competenti, in particolar modo, in materia di politiche attive del lavoro e della formazione».

Le discriminazioni che riguardano un solo individuo di norma vengono trattate dal Consigliere provinciale. Se questa figura è assente se ne possono occupare a livello regionale. 

Concretamente come operate?

«Riceviamo le lavoratrici o i lavoratori che vogliono segnalare il comportamento discriminatorio dell’azienda. Li ascoltiamo e in seguito, su loro delega in tal senso, convochiamo il datore di lavoro e il caso viene aperto ascoltando entrambe le parti. L’ascolto delle parti è molto importante: l’obiettivo è quello di evitare le dimissioni o il licenziamento delle lavoratrici e dei lavoratori, rendendo l’azienda consapevole che sta mettendo in atto una discriminazione e che questo è perseguibile in giudizio. Se gli ostacoli non vengono rimossi, essendo pubblici ufficiali possiamo intraprendere un’azione legale in nome e per conto delle lavoratrici e dei lavoratori, assegnando a uno studio legale un incarico specifico».

Oltre a trattare le segnalazioni svolgete anche attività di prevenzione?

«Certo, partecipando ai tavoli di partenariato locale e ai Comitati di sorveglianza previsti a livello europeo e in seguito ripresi dal decreto del 2006. Verifichiamo la composizione delle Commissioni di concorso nelle Pubbliche Amministrazioni, in cui devono essere rappresentati entrambi i sessi, con una quota minima di almeno uno su tre.

Sempre per le PA forniamo parere sui Piani di Azioni Positive che gli enti pubblici devono approvare ogni tre anni. Rispetto alle aziende controlliamo e verifichiamo il rispetto dei parametri minimi previsti per conseguire la Certificazione della parità di genere da parte delle aziende.In questo caso facciamo riferimento anche agli interventi più recenti del legislatore italiano, nel 2021. Sia le realtà pubbliche che quelle private con più di 50 dipendenti devono trasmetterci – oltre che al consigliere nazionale di parità, al Ministero del lavoro e delle politiche sociali e al Dipartimento delle pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Rapporti biennali sulla situazione del personale, di cui elaboriamo i risultati».

Tessere relazioni sul territorio è quindi una parte importante del vostro compito.

«Curiamo i rapporti con gli enti del territorio, dalle organizzazioni sindacali alle associazioni di categoria, e collaboriamo anche con le Direzioni interregionali e territoriali del lavoro, a cui possiamo richiedere d’intervenire o di fornirci informazioni sulla situazione occupazionale maschile e femminile, sulle retribuzioni, sulla formazione, sui trend delle assunzioni e delle dimissioni. Interagiamo anche con gli Assessorati al lavoro ai diversi livelli e con gli altri organismi di parità, come il Comitato Unico di Garanzia. Ci occupiamo di informare e sensibilizzare i datori di lavoro, pubblici e privati, e chi opera nel mercato del lavoro e della formazione, promuovendo anche progetti e piani di azione positive».

Il compito di promuovere l’occupazione femminile alla Consigliera Gandolfi è entrato nel sangue sostenendo progetti di start up femminili e azioni di riorientamento al lavoro per donne disoccupate e inoccupate. «Va precisato che le discriminazioni non esistono solo per le donne, anche se rappresentano la maggioranza dei casi, circa il 95 %. Quando è una donna ad agire la discriminazione, fa ancora più male. Può capitare che si rivolga a noi anche chi subisce mobbing, ma questo è un tema specifico di cui non ci occupiamo e consigliamo di rivolgersi a un legale».

La Consigliera di parità effettiva Anna Maria Gandolfi ha ricevuto la nomina dal Ministro del lavoro nel dicembre 2021 e in questi due anni ha intrapreso progetti di Alta Formazione per Avvocati e un percorso di formazione per i delegati sindacali. «É indispensabile conoscere la normativa sulle discriminazioni di genere per poter agire, ed è una normativa abbastanza complessa. Abbiamo vinto due cause, di cui una per il giusto riconoscimento della liquidazione della maternità per le assistenti di volo, che anziché essere liquidate all’80% ricevevano solo il 40%». L’altra causa è stata intrapresa contro un’azienda che ha licenziato sei lavoratrici motivando l’azione come giusta causa. Il giudice ha deciso diversamente, dopo che i datori di lavoro avevano rifiutato di reintegrarle o di definire una buona uscita.

“La stessa Unione Europea si è resa conto che la situazione attuale – prosegue la Consigliera Gandolfi -, con molti organismi che si occupano di temi simili, non è l’ideale. Probabilmente si andrà nella direzione di un organo monocratico che si occuperà di tutti i temi femminili. La strada da fare è ancora molta: persino nell’evoluta Lombardia vi sono delle Province scoperte ossia che non hanno le consigliere di Parità e i casi di discriminazione che vengono denunciati sono presi in carico dalle regionali.

La redazione