Come stanno le Torbiere del Sebino se non piove?

L’acqua dolce è una risorsa indispensabile per la sopravvivenza, sia dell’uomo, sia delle numerosissime specie vegetali e animali che popolano la superficie terrestre.

Questa risorsa inizia a scarseggiare sempre di più, fattori come i cambiamenti climatici impattano sulla regolarità e la localizzazione delle precipitazioni, l’aumento della popolazione porta ad un incremento della domanda di acqua e gli utilizzi spropositati nell’industria e nell’agricoltura stanno mettendo in crisi le risorse idriche. In particolare, per la Riserva, il fattore che maggiormente impatta sulle condizioni idriche sono i cambiamenti climatici: se da un lato la mancanza di precipitazioni causa un apporto minore di acqua dall’altro le elevate temperature hanno portato ad un aumento del processo di evaporazione.

Le aree umide come le Torbiere del Sebino sono dei bacini idrici molto importanti, in grado di ospitare e conservare una biodiversità unica e contrastare i cambiamenti climatici tramite lo stoccaggio della CO2. La Riserva costituisce un serbatoio idrico “atipico”, in quanto il suo bilancio idrologico è anche regolato dall’azione umana. Al bacino giungono circa 1200 mm all’anno di precipitazione, uniti alle portate dell’affluente principale Rì in località stazione di Provaglio-Timoline e ad una fonte di acqua sotterranea in località Fontanì, mentre il principale termine in uscita del bilancio idrologico è costituito dal naturale processo di evaporazione, che si somma alle portate artificiali di un’idrovora posta a Nord della Torbiera, in località Nidrì. L’accensione e spegnimento di tale idrovora consente la regolazione dei livelli interni della Torbiera; questo inverno, a partire da gennaio 2022, viste le scarse precipitazioni, l’idrovora è stata mantenuta spenta, così come è stata impedita ogni possibilità di deflusso naturale verso il lago di Iseo.

Grazie alla stazione di monitoraggio installata nel novembre 2021 in collaborazione con il gruppo di Idraulica dell’Università degli Studi di Brescia, coordinato dal Prof. Pilotti, siamo in grado di monitorare in tempo reale radiazione solare, vento, umidità, precipitazioni, temperatura dell’acqua, conducibilità e livello della Torbiera. Possiamo affermare che, in assenza di precipitazioni, i livelli delle Torbiere calano di circa 2-2.5 mm al giorno. Non solo, la mancanza di eventi piovosi fa sì che manchi il naturale effetto positivo di diluzione dovuto alla pioggia, con conseguente peggioramento della qualità delle acque. Si registrano, ad oggi, elevati valori di conducibilità specifica (400 μS/cm), indice di un’elevata presenza di soluti.

La gestione dei livelli idrici della Riserva è fondamentale per conservare la vasta biodiversità animale e vegetale del luogo, livelli troppo alti del bacino, soprattutto nel periodo primaverile, possono impattare negativamente sulle popolazioni di avifauna che nidificano nel folto del canneto, in quanto alcuni nidi potrebbero allagarsi e distruggersi. Al contrario livelli troppo bassi impattano negativamente sulla vegetazione, in quanto si tende ad osservare una successione ecologica da specie tipicamente palustri a specie più terrestri. Questi squilibri portano ulteriori conseguenze che coinvolgono l’avifauna presente, la quale dipende dalle particolari condizioni di una zona umida: canneto allagato, presenza di anfibi, macro invertebrati acquatici e insetti.

La siccità e il conseguente prosciugamento dei canneti sono condizioni che si stanno verificando anche in altre zone umide d’Italia, a testimoniarlo è il ritrovamento in fin di vita di due esemplari di Tarabuso (Botaurus stellaris), uno degli aironi più rari in Italia. Entrambi gli individui erano totalmente denutriti ed estremamente magri, a fatica si reggevano sulle zampe. È molto probabile che la siccità che ha interessato il nostro paese in questi mesi, abbia reso estremamente difficile per questi animali reperire cibo sufficiente per poter intraprendere la migrazione. Il tarabuso, è una specie altamente esigente in termini di habitat, poiché predilige la presenza di estesi canneti allagati e aree paludose ove reperire cibo (pesci, anfibi, insetti acquatici) e trascorrere le giornate nel fitto della vegetazione.

Fortunatamente i due esemplari sono stati consegnati al Centro di Recupero degli Animali Selvatici (CRAS) del Parco dell’Adamello. Gli animali, dopo le cure del caso sono stati liberati nella Riserva, tra le aree più idonee per la specie: è assai probabile che sosteranno qui per qualche giorno e poi riprenderanno la loro migrazione. L’arrivo al CRAS di due individui di Tarabuso da due zone differenti della provincia nell’arco di 24 ore è probabilmente un chiaro segnale di quanto i cambiamenti climatici in atto possano impattare su specie così sensibili. Si ricorda che il Tarabuso è inserito nell’Allegato I della Direttiva Uccelli ed è considerato, per l’Italia, in pericolo di estinzione dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN).

 

Di Nicola Della Torre, Direttore Riserva Naturale Torbiere del Sebino

Articolo pubblicato sul numero 5 di Riflessi, aprile 2022