Il prezzo invisibile del cambiamento climatico

Le migrazioni climatiche in Asia sono un fenomeno in crescita causato dall’innalzamento del livello del mare, dalla desertificazione e dai disastri naturali. Questo esodo forzato ha gravi conseguenze sociali ed economiche, sovraccaricando le città e aumentando le disuguaglianze. Un esempio di strategia di adattamento è il progetto Nusantara in Indonesia, che prevede la creazione di una nuova capitale resiliente alla crisi climatica.
Negli ultimi decenni, è stato particolarmente evidente come il cambiamento climatico abbia influenzato con maggiore intensità le popolazioni vulnerabili. Nei precedenti approfondimenti abbiamo analizzato come le comunità indigene dell’Amazzonia stiano affrontando la deforestazione e come la desertificazione nel Corno d’Africa stia trasformando intere aree in territori inabitabili, costringendo migliaia di persone a migrare. Una delle conseguenze più dirette e drammatiche della crisi climatica è proprio l’aumento delle migrazioni forzate, che colpiscono in modo particolare l’Asia. Qui, l’innalzamento del livello del mare, l’aumento delle temperature e la frequenza crescente di disastri naturali stanno spingendo milioni di persone ad abbandonare le proprie terre, dando vita a un fenomeno di migrazione climatica senza precedenti.
L’Asia è il continente più popolato al mondo e ospita alcune delle regioni più esposte ai rischi climatici. Secondo il Global Climate Risk Index, sei dei dieci paesi più colpiti da eventi meteorologici estremi negli ultimi vent’anni si trovano in Asia. Inoltre, il rapporto dell’Internal Displacement Monitoring Centre del 2023 stima che nel solo 2022 circa 33 milioni di persone in Asia abbiano dovuto lasciare le proprie case a causa di disastri naturali. Questo numero rappresenta quasi il 70% degli sfollati climatici a livello globale.
Le cause principali delle migrazioni climatiche in Asia sono molteplici: l’innalzamento del livello del mare, la desertificazione, l’aumento delle temperature e la maggiore intensità di tifoni e inondazioni. L’Asia meridionale e il Sud-Est asiatico sono particolarmente colpiti. Il Bangladesh, ad esempio, è tra i paesi più vulnerabili al fenomeno: circa il 17% del suo territorio potrebbe essere sommerso entro il 2050, forzando lo spostamento di almeno 20 milioni di persone. Anche le Filippine e il Vietnam affrontano rischi simili, con intere comunità costrette a spostarsi verso l’entroterra per sfuggire alle inondazioni costiere sempre più frequenti.
Le migrazioni climatiche non riguardano solo il movimento di persone, ma hanno profonde implicazioni sociali ed economiche. Gli sfollati climatici spesso si spostano dalle zone rurali alle città, creando un’enorme pressione sulle infrastrutture urbane già sovraccariche. Le megalopoli asiatiche come Dacca, Manila e Giacarta stanno sperimentando un’espansione incontrollata delle periferie, con gravi problemi di sovraffollamento, disoccupazione e accesso ai servizi essenziali. Inoltre, il fenomeno alimenta le tensioni sociali. Le persone costrette a migrare spesso incontrano ostacoli nell’ottenere uno status giuridico adeguato e finiscono per vivere in condizioni di precarietà. Questo porta a un aumento della povertà e delle disuguaglianze, aggravando la fragilità economica dei paesi già esposti ad alti livelli di rischio climatico.
Soluzioni e strategie di adattamento: il caso Nusantara
Un esempio significativo di strategia di adattamento al cambiamento climatico è rappresentato dall’Indonesia, dove la capitale Giacarta sta affondando a un ritmo di 10-25 centimetri all’anno. Tra i principali fattori scatenanti ci sono la subsidenza del suolo, ovvero il progressivo abbassamento della superficie terrestre dovuto a fattori come l’estrazione eccessiva di acqua dalle falde acquifere, e l’innalzamento del livello del mare causato dallo scioglimento dei ghiacciai e dall’espansione termica degli oceani dovuta al riscaldamento globale. Questi due processi, agendo insieme, stanno accelerando il rischio di inondazioni e rendendo sempre più urgente un piano di adattamento efficace. Per affrontare questa crisi, il governo indonesiano ha annunciato un piano ambizioso: lo spostamento della capitale nell’entroterra, con la creazione di una nuova città, Nusantara, sull’isola di Borneo.
Questo progetto da 32 miliardi di dollari non è solo un tentativo di decongestionare Giacarta, ma rappresenta una strategia di adattamento al cambiamento climatico senza precedenti, con l’obbiettivo di prevenire le migrazioni. Nusantara sarà progettata con criteri di sostenibilità avanzati, includendo edifici a basso consumo energetico, sistemi di raccolta e riutilizzo dell’acqua piovana, e una rete di trasporti pubblici elettrificata per ridurre le emissioni di carbonio. La città sarà circondata da vaste aree verdi per contribuire alla riforestazione e migliorare la qualità dell’aria. Inoltre, il governo indonesiano prevede incentivi per l’industria dell’energia rinnovabile e per le aziende che adottano pratiche sostenibili. La sfida sarà garantire che la transizione sia equa e che le comunità più vulnerabili non vengano escluse dal processo di sviluppo.
Le migrazioni climatiche in Asia sono una realtà innegabile che richiede risposte immediate e strategie a lungo termine. Se da un lato il fenomeno evidenzia le profonde disuguaglianze esacerbate dalla crisi climatica, dall’altro dimostra come l’innovazione e la pianificazione possano offrire soluzioni concrete. Progetti come Nusantara rappresentano un primo passo verso un futuro più sostenibile, ma sarà fondamentale che i governi investano in infrastrutture resilienti, creino opportunità economiche per gli sfollati climatici e sviluppino politiche di inclusione che garantiscano loro un accesso equo a risorse e servizi essenziali.
Di Giulia Abbondanza