La Giornata mondiale della Terra chiede pace

Il nuovo numero di Riflessi esce in una data tutt’altro che casuale, come già accaduto al suo debutto. Il 22 aprile, infatti, è la Giornata mondiale della Terra, ricorrenza salutata da un ricco calendario di eventi e manifestazioni che oggi coinvolgono 192 Paesi e oltre 1 miliardo di persone.

Istituita nel 1970 un mese e due giorni dopo l’equinozio di primavera, formalmente si deve al Senatore Gaylord Nelson, ma il tema era in discussione già dal 1962, grazie alla crescente attenzione agli aspetti sociali, alle ricadute dei comportamenti umani e al movimento contrario all’intervento degli Stati Uniti in Vietnam. Nelson organizzò una serie di eventi dedicati al tema ambientale, coinvolgendo anche importanti esponenti del mondo politico come Robert Kennedy.

Le celebrazioni di quest’anno sono ancora più importanti: veniamo da anni molto difficili. Nel 2020 è cominciata la pandemia, con il suo carico di perdite, di paure e d’isolamento, e non possiamo ancora dire con certezza di esserne definitivamente usciti, nonostante i vaccini abbiano trasformato profondamente l’impatto del virus. I cambiamenti climatici sono sotto i nostri occhi, con la primavera meno piovosa degli ultimi trent’anni e i corsi d’acqua messi a dura prova. La guerra in Ucraina che si svolge sotto i nostri occhi, attraverso i media e con l’arrivo in Italia di migliaia di profughi, sta durando abbastanza da perdere i titoli di apertura ma non a sufficienza perché si trovi la via della pace. Per molte famiglie e imprese l’impatto economico – i rincari energetici, la carenza di materie prime, i mancati rifornimenti – e l’incertezza che ne segue rappresentano un dramma nel dramma.

Resta molta strada da fare se vogliamo prenderci cura del Pianeta e delle risorse indispensabili per vivere, in primis l’acqua, e riuscire a vivere in Pace, a essere una comunità internazionale libera e solidale

Questo numero di Riflessi vuole dunque essere una piccola celebrazione della Giornata mondiale della Terra, ma anche offrire spunti su quello che ci accade attorno – vicino e “lontano” – per coglierne gli aspetti ambientali, sociali, politici ed economici. In un mondo che cambia rapidamente, al magazine digitale abbiamo deciso di affiancare una pagina web, un filo che colleghi i vari numeri e conquisti nuovi lettori e contributors che condividano il loro punto di vista, attraverso immagini, domande, testi. Ma soprattutto che credano nel valore del confronto, della riflessione, riconoscano che le sfumature di colore e d’opinione sono una ricchezza, come le increspature che rendono più vivo uno specchio d’acqua.

“Tutte le persone, a prescindere dall’etnia, dal sesso, dal proprio reddito o provenienza geografica, hanno il diritto ad un ambiente sano, equilibrato e sostenibile”. Ispiriamoci allo statement di Nelson, che in passato riuscì a riunire 20 milioni di americani, prima divisi in diversi movimenti di protesta contro inquinamento, combustibili fossili, rifiuti, pesticidi e a un tratto consapevoli di condividere medesimi principi e valori.

Grazie a Internet l’Earth Day ha assunto le dimensioni e l’impatto comunicativo che conosciamo, con migliaia di gruppi ambientalisti coinvolti in tutto il Pianeta e testimonial famosi, dal mondo del cinema, delle istituzioni e del business, fino agli influencer. La Giornata mondiale, e l’eco ottenuto dalle iniziative che si svolgono ormai durante tutto l’anno, è parte delle cause generative di quella che oggi è possibile chiamare “Green Generation”, quel pezzo di giovane società che guarda a un futuro libero dall’energia da combustibili fossili, grazie all’impiego di fonti rinnovabili, alla responsabilità individuale verso scelte sostenibili, allo sviluppo di una green economy e a un sistema educativo che dia spazio alle tematiche ambientali. Un movimento generazionale che ha portato Greta Thunberg e il movimento Friday for Future, attivo in tutto il mondo, a confrontarsi con capi di stato e di governo nei maggiori appuntamenti sul clima.

Un successo che non deve farci pensare che influencer e politici possano cambiare il mondo da soli. Serve il nostro impegno quotidiano, nei gesti che, pur piccoli, nessuno può fare al nostro posto.

di Vanna Toninelli

 Articolo pubblicato sul numero 5 di Riflessi, aprile 2022